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      Passò messer Carlo in corte di Roma senza entrare in Firenze, e molto fu stimolato, e molti sospetti gli furono messi nell'animo. Il Signore non conoscea i Toscani, nè le malizie loro. Messer Muciatto-Franzesi, cavaliere di gran malizia, piccolo della persona ma di grande animo, conoscea bene la malizia delle parole erano dette al Signore; e perchè anche lui era corrotto, li confermava quello che pe' seminatori degli scandali gli era detto, che ogni dì gli erano d'intorno.»
      «Avevano i Guelfi Bianchi ambasciadori in corte di Roma, e i Sanesi in loro compagnia; ma non erano intesi. Era tra loro alcuno nocivo uomo; fra' quali fu messere Ubaldino Malavolti, giudice sanese, pieno di gavillazioni. Il quale ristette per cammino per addomandare certe giuridizioni d'uno castello il quale tenevano i Fiorentini, dicendo che a lui appartenea, e tanto impedì a' compagni il cammino, che non giunsono a tempo.»291
      Or fra questi ambasciadori noi ritroviamo il nostro Dante. Ogni memoria concorda a mostrarci, che dal suo priorato fin allora, e così dall'autunno 1300 a questo del 1301, fu grande il credito e la potenza di lui in Firenze, e in quella che può ben dirsi Parte sua oramai, posciachè si vede ch'ei la servì, benchè con moderazione. La Parte stessa de' Bianchi era parte moderata, di Guelfi riaccostantisi a' Ghibellini; e durante il loro signoreggiare, non furono colpevoli di nessuno di quegli eccessi onde solevano macchiarsi le parti estreme, ed onde molto in breve si macchiarono i loro contrarii.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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