Pagina (218/525)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Grande ma non irreprensibile esule ora mi pare, e così dirollo. Non furono, è vero, i peccati di lui volgari e vili, non l'esagerazione in parte vincitrice e persecutrice, non il mutar dalla vinta alla vincitrice, o l'avvilirsi dinanzi a questa di niuna maniera; ma, error contrario e più pericoloso per le forti nature, l'esagerarsi nella resistenza a' vincitori, nella fratellanza ai vinti: ondechè egli, già Guelfo moderatissimo, Bianco moderato in patria, cacciato che fu per sospetto di ghibellinismo, si fece per superbia ed ira Ghibellino. Il gran peccato di Dante fu l'ira; l'ira, che pur represse, come vedremo, nelle azioni, ma ch'egli sfogò in parole non che perdonategli ma ammirate anche troppo dai posteri. «Nei nostri giorni, tengono alcuni, che i giudizii di Dante abbiansi a considerare come la giustizia stessa di Dio, e che il Poeta gli avesse pronunziati scevro affatto da ogni passione. Con questo prendono ad esaltare l'Alighieri; lode superstiziosa e piena di pericolo, dalla quale non havvi che un solo passo all'irriverenza.»354 Se Dante si fosse lasciato dormire in pace, in quella misteriosa oscurità in che s'avvolse, o in quella nebbia tra cui il ritrassero gli antichi, io non mi sarei forse inoltrato tanto in questa fatica. Ma gli errori dei grandi sono quelli appunto che si vogliono segnalare, quando la turba dei piccoli prende a lodarneli per imitarveli. Non temiamo quindi di esercitar sopra lui, severo giudice di tanti, quel severo ufficio della storia, che non incombe a nessuno, ma assunto porta obbligo di piena verità. Chè, ad ogni modo, tolta questa utilità dell'esercitare il giudicio sulle azioni compiute a pro delle attuali o future, io non so veramente a che si scriverebbero o leggerebbero storie.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





Guelfo Bianco Ghibellino Dante Dante Dio Poeta Alighieri Se Dante