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      378 Dante che, quando non era sviato dagli affetti privati, giudicava secondo l'opinione pubblica, mette costui nell'Inferno fra i tiranni, ma il fa senza altrimenti morderlo:
      E quella fronte ch'ha il pel così nero,
      È Azzolino.
      Inf. XII. 109-110.
      Ma Verona, avvezza a signoria, avendo subito dopo la morte d'Ezzelino, preso a podestà uno de' nemici di lui, Mastino della Scala, questi ora in tal carico, ora in quello di capitano del popolo, era pure rimaso signore e ghibellino, finchè fu ucciso nel 1279. Allora accorse Alberto fratello di lui e podestà di Padova, e vinti gli avversarii della famiglia, prese il luogo dell'estinto, fecesi egli capitano del popolo, e fece a modo suo i podestà. Ma confermando all'intorno l'antica potenza ghibellina di Verona, la resse addentro con modi opposti a quelli degli Ezzelini; e morendo l'anno 1301, lasciò grande già, e per quel tempo virtuoso, il nome degli Scaligeri ai tre figliuoli suoi: Bartolomeo che gli succedette nel capitanato, Alboino, e Cane che poi fu detto il Grande, ma allora era fanciullo di nove anni. Bartolomeo, poi, visse e signoreggiò fino al 7 marzo 1304.
      Se adunque si voglia, come mi pare si debba, tener conto di quella memoria, che ad istigazione di Dante ambasciadore fu dagli Scaligeri mandato ajuto all'Ordelaffi ed alla lega Bianca ghibellina per la guerra di Mugello al principio del 1303, chiaro è che ciò fu durante il capitanato di Bartolomeo; e che questi è il Gran Lombardo nomato nella sublime poesia con che incomincia la predizione dell'esilio fatta a Dante da Cacciaguida:379


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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