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      Chi è colui, maestro, che si crucciaGuizzando più che gli altri suoi consorti,
      Diss'io, e cui più rossa fiamma succia?
      poscia, appressatosi, interroga Niccolò stesso, e ne ha tal risposta, che ne restano vituperati insieme Bonifazio VIII e Clemente V, e i papi in generale come capi guelfi. Ma notisi, come fin di qua, alla prima occasione in che Dante morde i papi, ei s'affretti a protestare della sua reverenza alla lor sede:
      O qual che se' che 'l di su tien di sotto,
      Anima trista come pal commessa,
      Cominciai io a dir, se puoi, fa motto.
      Io stava, come il frate che confessaLo perfido assassin, che poi ch'è fitto
      Richiama lui perchè la morte cessa.388
      Ed ei gridò:389 se' tu già costì ritto,
      Se' tu già costì ritto, Bonifazio?
      Di parecchi anni mi mentì lo scritto:
      Se' tu sì tosto di quello aver sazioPer lo qual non temesti torre a inganno
      La bella donna,390 e di poi farne strazio?
      Tal mi fec'io quai son color che stanno,
      Per non intender ciò ch'è lor risposto,
      Quasi scornati, e risponder non sanno.
      Allor Virgilio disse: dilli tosto,
      Non son colui, non son colui che credi;
      Ed io risposi, come a me fu imposto.
      Perchè lo spirto tutti storse i piedi:
      Poi sospirando e con voce di piantoMi disse: dunque, che a me richiedi?
      Se di saper ch'io sia ti cal cotantoChe tu abbia però la ripa scorsa,
      Sappi ch'io fui vestito del gran manto.
      E veramente fui figliuol dell'Orsa,
      Cupido sì per avanzar gli Orsatti,
      Che su l'avere e qui me misi in borsa.
      Di sotto al capo mio son gli altri tratti,
      Che precedetter me simoneggiando,


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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