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      Fin ora Bonifazio era stato, per ispirito di parte guelfa, arrendevole a Francia; e Francia gliene pagò il prezzo che pagan tutti della soverchia arrendevolezza, la ingratitudine. Imperciocchè, lasciando le usurpazioni ecclesiastiche di Filippo meno intime al nostro assunto (quantunque pur notate da Dante), ci contenteremo di osservare, come fosse, ora da lui continuata ed accresciuta quella tirannia francese in Italia, che incomincia da Carlo d'Angiò, che fece i vespri siciliani, e corrompendo parte Guelfa, impedì lo stabilimento della nazionalità italiana. Era succeduto tutto ciò regnando ancora in Francia il santo ed ottimo re Ludovico IX, e lui invito. Ma regnando ora Filippo, uomo ambiziosissimo, cattivo quando salì sul trono, e peggiorantevi ogni dì, la parte Guelfa diventò a poco a poco non più che parte francese; tanto che capo di essa oramai era meno il Papa che non il re di Francia, ovvero capo de' moderati il Papa, e capo degli esagerati il re. Vedesi tutto ciò chiaramente ne' successi narrati di Firenze; dove sincero benchè infelice paciero fu il papa; ma aperto nemico d'ogni pace, di ogni moderazione, fu Carlo fratello di Filippo. E quindi si spiega e si scusa in parte l'abbandono fatto da Dante di questa parte Guelfa pervertita, non più nazionale e già straniera ancor essa. E dico che si scusa in parte, non in tutto; perchè della propria Parte, quando è miglior dell'altre, parmi si debbano repudiare sì le esagerazioni e i pervertimenti, ma non i principii che la fecero e la possono rifar buona.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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