Pagina (246/525)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Noi avremo a veder Dante troppo amico di altri stranieri, e non nel loderemo. Ma giustizia vuol che si noti bene: ei fu amico de' men pericolosi del suo tempo; nemico acerrimo dei sovrastanti.
      Dante guelfo durante la soave gioventù, era stato guelfo moderato; ma Dante esule, ferito da' Guelfi e diventato ghibellino all'età delle amarezze, fu ghibellino esagerato e foroce nell'ira; confermandosi anche in quell'altissima natura l'osservazione fatta in tutti i tempi e in tutte le parti, che i nuovi vi sono sempre esagerati. L'ira ghibellina di lui dividevasi in tre: contra i Guelfi in generale; contra i Papi in particolare, o la corte, la curia di Roma fondatrice della Parte; contra i reali di Francia, capi presenti ed esageratori di essa. Si combinano, si accrescono e si correggono a vicenda le tre grandi ire Dantesche continuamente nel Poema, ma niuno vi è così proseguito da esse come Bonifazio VIII; e perchè la composizione del Poema durò tutta la rimanente vita di Dante, vedesi che per tutta la vita fino all'ultimo, durò in lui questo suo verme di inimicizia e vendetta. Nove volte si rivolge Dante contra Bonifazio.395 La prima è quella già veduta là dove lo fa spettare da uno dei predecessori nelle buche de' simoniaci all'inferno. Nell'ultima ve lo fa cacciare più giù da uno de' successori.396* Mordelo altrove di doppiezza e frode, per bocca di Guido da Montefeltro, il guerriero Romagnuolo fattosi frate, che diè a Bonifazio il famoso consiglio:
      Lunga promessa coll'attender corto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





Dante Dante Guelfi Guelfi Papi Roma Francia Dantesche Poema Bonifazio VIII Poema Dante Dante Bonifazio Mordelo Guido Montefeltro Romagnuolo Bonifazio