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      Ma essendo questo il massimo tra gli spinai qui veramente selvaggi della Commedia, guarderommi dal trarvi meco i leggitori, lasciando tal uffizio ai commentatori.399
      Più poetico almeno è il rimprovero d'oblio di Terra santa fatto al Papa da Folco di Marsiglia; rimprovero forse ingiusto, rispetto a Bonifazio, di cui vedemmo quella essere stato pensiero principale, quantunque non riuscito.400 Poco più innanzi trovasi Bonifazio chiamato di passo
      . . . . Colui che siede e che traligna401.
      E finalmente, in uno degli ultimi canti del Paradiso, più che mai altamente ispirata prorompe, per bocca di San Pietro, la invecchiata ira di Dante:
      Quegli ch'usurpa in terra il luogo mio,
      Il luogo mio, il luogo mio che vacaNella presenza del Figliuol di Dio,
      Fatto ha del cimiterio mio cloacaDel sangue e della puzza, onde 'l perverso
      Che cadde di quassù, laggiù si placa.
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      Non fu la sposa di Cristo allevataDel sangue mio, di Lin, di quel di Cleto,
      Per essere ad acquisto d'oro usata;
      Ma per acquisto d'esto viver lieto,
      E Sisto e Pio, Calisto ed Urbano
      Sparser lo sangue dopo molto fleto.
      Non fu nostra intenzion ch'a destra manoDe' nostri successor parte sedesse,
      Parte dall'altra del popol Cristiano;
      Nè che le chiavi che mi fur concesseDivenisser segnacolo in vessillo
      Che contra i battezzati combattesse;
      Nè ch'io fossi figura di sigilloA privilegi venduti e mendaci,
      Ond'io sovente arrosso e disfavillo.
      In veste di pastor lupi rapaci402
      Si veggion di quassù per tutti i paschi.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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