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      O difesa di Dio, perchè pur giaci?
      Del sangue nostro Caorsini e Guaschi403
      S'apparecchian di bere: o buon principio,
      A che vil fine convien che tu caschi!
      Ma l'alta provvidenza che con Scipio
      Difese a Roma la gloria del mondo,
      Soccorrà tosto sì com'io concipio.
      E tu, figliuol, che per lo mortal pondoAncor giù tornerai, apri la bocca,
      E non asconder quel ch'io non ascondo.
      Parad. XXVII. 22-66.
      Ed ora io ho francamente indicati tutti e recati i migliori fra' documenti; onde, giudicando io a modo mio, lascerò da ognuno a modo suo giudicar Dante, e il nuovo Dante ghibellino; feroce ghibellino oramai, e così nemico d'ogni guelfo, nemico de' reali di Francia, e principalmente di Filippo il Bello, nemico personale di papa Bonifazio, e per ispirito di parte di tutti i Papi guelfi, e così di quasi tutti quelli dell'età sua. Ma non si perda di vista Dante cristiano, cristianissimo sempre nel Poema e in tutte le opere; Dante cattolico sempre, non Epicureo, non Paterino, non de' seguaci di Fra Dolcino, ch'erano le eresie serpenti allora in Italia, nè mai allora sospettato per tale, come lo furono i Cavalcanti, ed altri suoi contemporanei e compagni di parte. A provarlo buon cattolico, basterebbe la protesta esplicita posta in fronte al presente capitolo. Dalla quale e dagli altri passi citati, e da tutta la vita di Dante, e finalmente dalla morte di lui, vedesi quando stolta impresa sia stata quella di taluni, i quali vollero far di Dante un precursore de' riformatori dei secoli XV e XVI, un anello mancante nella storia dell'eresie, un membro di società segrete, uno scrittore in gergo, vile, doppio e nascondendosi; lui che, bene o male, più o meno giustamente od ortodossamente, ma certo apertissimamente sempre scrisse ed operò. Povero Dante! tanti secoli dopo morto ti tocca la medesima sorte che in vita: niuno tanto ti nuoce come i tuoi mal veggenti amici.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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