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      Infra le altre, come per antico aveano per costume quelli di Borgo San Friano di fare più nuovi e diversi giuochi, si mandarono un bando per la terra, che chi volesse saper novelle dell'altro mondo, dovesse essere al dì di calen di maggio in sul ponte alla Carraia e d'intorno all'Arno. Ed ordinarono in Arno sopra barche et navicelle palchi: et fecionsi la somiglianza et figura dello inferno, con fuochi ed altre pene et martorii, con homini contraffatti e demonia, horribile a vedere: et altri i quali aveano figura d'anime ignude; ect mettevanli in quelli diversi tormenti con grandissime grida et strida et tempesta, la quale parra odiosa cosa e spaventevole a udire e vedere. Et per lo nuovo giuoco, vi trassono a vedere molti cittadini; et il ponte, pieno et calcato di gente, essendo all'hora di legname, cadde per lo peso con la gente che v'era suso. Onde molta gente vi morio et annegò in Arno, et molti se ne guastarono la persona; sì che il giuoco da beffe tornò a vero, com'era ito il bando; chè molti per morte se n'andarono a saper novelle dell'altro mondo, con gran pianto e dolore a tutta la città, che ciascuno si credea havere perduto o figliuolo o fratello. E fu questo segno del futuro danno che in certo tempo dovea avvenire alla nostra città, per lo soperchio delle peccata de' cittadini.»412 Da questo fatto nacque poi la favola, che Dante n'avesse presa l'idea del Poema; del quale noi vedemmo la vera origine tredici anni addietro. Altri argomentarono, che, all'incontro, dal Poema divulgato avessero i Fiorentini presa l'idea della festa.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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