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      426 Del resto, parmi terminato ogni dubbio dal commento a questi versi dell'anonimo contemporaneo, il quale aggiunge alcuni particolari di quest'ultima partecipazione di Dante alle fazioni di sua Parte. «Ciò addivenne, quand'egli s'oppose, che la parte Bianca; cacciata di Firenze e già guerreggiante, non richiedesse di gente gli amici nel verno, mostrando le ragioni del picciolo frutto; onde poi, venuta l'estate, non trovarono l'amico com'egli era disposto il verno: onde molto odio ed ira, ne portarono a Dante, sì ch'egli si partì da loro. E questo è quello che seguita, ch'essa parte della sua bestialitade e del suo processo farà la prova. E certo, elli ne furono morti e diserti in più parti grossamente, sì quand'elli vennero alla cittade con li Romagnoli, sì a Piano, sì in più luoghi, ed a Pistoia e altrove.»427 Or qui è prima chiaro, che l'anonimo contemporaneo intende parlare della impresa della Lastra e della cittade; e così dire, che Dante si separò dalla Parte o durante o dopo questa; ma, in somma, per questa. Men chiara, poi, è la ragione del volgersi prima la Parte contro lui, onde esso poscia contro la Parte; ma parmi pure che si possa intender così: Dante, tornato di Verona fin dall'inverno del 1303 al 1304, o per la morte di Bartolomeo Scaligero, o per le speranze sorte dal Papa mutato e dall'averne ora uno più opportuno paciero, si congiunse coi fuorusciti, da cui era stato discosto un anno, ma da cui non s'era separato d'interessi e d'azioni. E fatto così (chè non si potrebbe intendere in caso contrario) uno dei dodici consiglieri della Parte, consigliò di sperare in que' trattati del Papa e in quella legazione del cardinale da Prato; mentre i più caldi, i più avventati della Parte pur volevano fin d'allora far l'impresa contro la città, e forse fecero quel muovere de' Bianchi che spaventò i Neri e ruppe i negoziati.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
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