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      »434 Pochi giorni dopo questo atto, troveremo Dante in Lunigiana; ondechè o allo studio di Bologna, o a quel di Padova, ma in somma a studiare oramai, non più a parteggiare, vedesi che ei rimase da due anni interi. Aveva seco, chiamato da Firenze, Pietro figliuolo suo primogenito, entrante in adolescenza;435 e ciò potè essere cagione principale delle sue dimore. Ma vi fu probabilmente fermato ancora per proprio conto da' propri studj, oramai da lui ripresi.
      Il passaggio dalla vita attiva alla contemplativa, dalle occupazioni imposte e seguentisi dì per dì a quelle volontarie che il proprio animo solo fa assumere e continuare, dalle compagnie di guerra, dai congressi di stato, alla solitudine taciturna della cameretta di studio, è passaggio, è mutazione desiderata sovente in parole da molti uomini potenti; ma nel fatto, difficile a portar bene, e talor anche a portare. Non pochi si son veduti morirne d'inedia; molti patirne nel corpo e nell'animo, e quasi tutti scaderne nell'opinione. Pochi mantengono il loro ingegno a quel grado ove stava ed era riputato prima; pochissimi salirono a grado superiore. Solo forse Dante s'alzò di terra in cielo. Probabilmente, senza l'esilio e senza separarsi dagli esiliati, quasi secondo esilio di Dante, egli non avrebbe fatte o avrebbe fatte men bene le opere sue, e specialmente il Poema: e certo, quali sono queste opere tutte, salva la Vita Nova, ei le fece nell'esilio, e nell'esilio appartato. Vedremo le prove ad ognuna. Qual forza nativa, poi, qual confermarsi, indurarsi ed ostinarsi, gli fosse mestieri per ciò; quali interni combattimenti, quali mutazioni di disegni, quali vicende d'ire e dolori, scoraggiamenti e desiderii si succedessero in lui; sarà facilmente immaginato da tutti coloro che abbiano intesa la varia natura di Dante.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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