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      E ancora seguiterebbe, che la natura contro a sè medesima, questa speranza nella mente umana, posta avesse, poichè detto è che molti alla morte del corpo sono corsi per vivere nell'altra vita; e questo è anche impossibile. Ancora vedemo continua sperienza della nostra immortalità nelle divinazioni dei nostri sogni, le quali essere non potrebbono, se in noi alcuna parte immortale non fosse: conciossiacosachè, immortale convenga essere lo rivelante, o corporeo o incorporeo che sia, se ben si pensa sottilmente (e dico corporeo e incorporeo per le diverse opinioni ch'io trovo di ciò); e quei che è mosso, ovvero informato da informatore immediato, debba proporzione avere allo informatore: e dal mortale allo immortale nulla sia proporzione. Ancora n'accerta la dottrina veracissima di Cristo (la quale è via, verità e luce;* perchè per essa sanza impedimento andiamo alla felicità di quella immortalità, verità perchè non soffera alcuno errore, luce perchè illumina noi nelle tenebre dell'ignoranza mondana); questa dottrina, dico, che ne fa certi sopra tutte altre ragioni, perocchè quegli la n'ha data, che la nostra immortalità vede e misura, la quale noi non potemo perfettamente vedere, mentrechè 'l nostro immortale col mortale è mischiato; ma vedemolo per fede perfettamente; e per ragione lo vedemo con ombra d'oscurità, la quale incontra per mistura del mortale coll'immortale. E ciò dee essere potentissimo argomento che in noi l'uno e l'altro sia; ed io così credo, così affermo, e cos


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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