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      Ai contemporanei si vuol ricorrere per veder lo sdegno dei buoni, il trionfo de' malvagi per questa innaturale, inusitata e pericolosa traslazione della Sedia, detta allora da tutti la cattività di Babilonia. Imperciocchè non è Roma, come male interpretano i più, ma Avignone e la Corte colà, quella che è chiamata Babilonia da Dante e Petrarca. Questa traslazione fu quella la quale poco meno che distrusse la grand'opera di Gregorio VII e suoi seguaci per due secoli; questa, che avvezzando i popoli a vedere, i principi a desiderare il papa fuor di Roma, agevolò od anzi causò e produsse poi il lungo e grande scisma d'Occidente; scisma esso, origine delle dispute e delle divisioni de' concilii di Pisa e Costanza: origini queste, più ch'ogni altra cosa, delle eresie de' secoli XV e XVI; e così di quella Riforma che dura ai nostri dì, e divide tante preziose membra del sacro corpo della Cristianità. E quindi è, che non solo volentieri scuseremo, ma, se ci sia conceduto di conchiudere dalle opinioni degli storici più approvati della Chiesa nostra, noi loderemo anzi Dante d'essersi rivolto contro Clemente V e il suo francese successore, primi motori di tanti danni; ed anzi, considerando che gli stessi vituperii ai loro predecessori non furono scritti da lui se non dopo quel fatto, giusta e cristiana cagione d'ira, noi pur condannando l'ingiusta estensione, in parte pure ne lo scuseremo. I papi dei tempi di Dante, meritarono la disapprovazione, e in quanto lice a cristiano e a cattolico, l'ira di lui.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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