Pagina (311/525)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Imperciocchè sta scritto, dal frutto loro voi li conoscerete; e benchè dicasi ciò de' peccatori, lo possiamo intendere molto più universalmente dei giusti, essendo questi sempre mossi a mostrarsi, e quelli a nascondersi. Nè è solo il desiderio di gloria che ci muove a far fruttare fuori ciò che abbiamo di buono internamente, ma lo stesso comando di Dio ci proibisce di lasciar oziose le grazie che sieno a noi concedute. Imperciocchè Dio e la Natura condannano l'ozio, e dannasi al fuoco quell'albero che nega frutto in sua stagione. Or questo che è qui detto della produzione dell'interno tesoro, da niuno Italiano sembra essere stato sì bene osservato fin dalla puerizia, come da questo uomo, la cui opera colle esposizioni da me fatte intendo qui indirizzarvi. Chè (secondo io intesi da altri, ed è mirabile) già prima di sua pubertà tentò dir cose non più udite; e (più mirabile ancora) quelle cose che appena in latino si possono da' migliori spiegare, egli si sforzò di chiarirle in volgare. In volgare dico, non semplice, ma musicale. E per lasciare le lodi di lui alle di lui opere, dove più chiare senza dubbio appariranno ai sapienti, io vengo brevemente al proposito.
      «Ecco, dunque, che intendendo quest'uomo d'andarne alle parti oltramontane, e facendo transito per la diocesi di Luni,500 sia per devozione al luogo, sia per altra cagione, ei ne venne al detto monistero. Il quale avendo io veduto, e sendo egli ancora a me ed a' miei fratelli sconosciuto, l'interrogai, che domandasse?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





Dio Dio Natura Italiano Luni Imperciocchè