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      Lo quarto senso si chiama anagogico,520 cioè sovra senso;* e questo è quando spiritualmente si pone una scrittura, la quale eziandio nel senso litterale per le cose significate significa delle superne cose dell'eternale gloria; siccome veder si può in quel canto del profeta che dice, che nell'uscita del popolo d'Israel d'Egitto, la Giudea è fatta santa e libera. Che avvegna essere vero secondo la lettera sia manifesto, non meno è vero quello che spiritualmente s'intende; cioè che nell'uscita dell'anima del peccato, essa si è fatta santa e libera in sua podestade. E in dimostrare questo, sempre lo litterale dee andare innanzi; siccome quello nella cui sentenza gli altri sono inchiusi, e sanza lo quale sarebbe impossibile e irrazionale intendere agli altri, e massimamente all'allegorico è impossibile ec.:»521 e segue a dire dell'irrazionalità di spiegare niuno di que' sensi senza il letterale; onde resta provato, che vanno contro all'intenzione dell'Autore coloro che mettono l'allegoria sopra la lettera in qualunque delle opere di lui. Confrontisi poi, per venire alla Commedia, e finir in una volta siffatta gestione, necessaria ma ingrata, delle allegorie, quel passo della dedica del Paradiso a Can Grande, dove dice di tutta l'opera: «che non v'è semplice il senso, ed anzi ella può dirsi Polisensa, cioè di parecchi sensi;» e poi viene a dichiarare in quattro sensi detti, sul medesimo testo In exitu Israel, e conchiude in ultimo: «Ciò posto, è manifesto che duplice debb'essere il soggetto su cui corrano i due sensi.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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