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      Era avversario, era sdegnoso disertore della parte guelfa francese, e nemico personale de' reali di Francia, ch'ei s'apparecchiava a vituperare e già vituperava scrivendo; ondechè non fa meraviglia quella povertà di lui, forse in parte volontaria. E certo la povertà vera, amara a tutti, più amara a chi non crebbe in essa, e più ancora in città attiva e doviziosa, dovette far sentire a Dante alcuna delle amarezze, delle quali sono probabile reminiscenza i versi recati in fronte al presente Capitolo. Ma vedesi ivi insieme quella consolazione di gloria sperata, che sorge naturalmente negli animi forti, e principalmente negli studiosi. Necessità prima e troppo superiore a quella d'ogni agio, erano per un Dante gli studii; e di questi era fin d'allora liberale Parigi. Anche ai nostri dì vedemmo là rifuggire altri esuli; ed alcuni, come Dante, poveri uditori, là sedere ricevendo la medesima liberalità; altri, portati da una liberalità or maggiore a' seggi di professore, distribuir quindi la scienza ed ai compatriotti e compagni, ed insieme agli ospiti loro.
      Se fu, ei fu poi certamente di Parigi, che Dante andò in Inghilterra. Non ne abbiamo se non un cenno, pur del Boccaccio; il quale, in una epistola poetica a Petrarca dice, che Dante visitò Parisios dudum extremosque Britannos.576 Aggiunse altri poi, ch'ei fu là all'università d'Oxford: ma è di quelle congetture in che non istà nulla per il sì e nulla per il no. Nè ci fermeremo noi qui, come abbiam fatto nei paesi d'Italia ove Dante ebbe interessi politici, a narrare lo stato dei principi o dei popoli di Francia od Inghilterra; non facendo noi una storia dei tempi, ma una vita di Dante.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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