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      Non iscomparirebbe tal narrazione se si volgarizzasse tra quelle de' nostri Trecentisti, che sono a un tempo documenti e modelli di storia. Quindi, molto volentieri ci tratterremo con tali guide; se non che l'assunto nostro è di quelli che, non badandovi, trarrebbe, quasi golfo che alletti a poco a poco allargandosi, nell'interminato mar della storia. Ondechè, pur confortando i nostri lettori a spaziarvi con quelle guide, noi ci sforzeremo di rimanere tra' limiti che ci siam prefissi fin da principio.584
      D'Arrigo imperadore abbiamo il vivo ritratto dal nostro Dino. Era «huomo savio, di nobile sangue, giusto e famoso, di gran lealtà, pro' d'arme e di nobile schiatta; huomo di grande ingegno e di gran temperanza; d'età d'anni quaranta, mezzano di persona, bel parlatore, e ben fazionato, un poco guercio..... Parte guelfa e ghibellina non voleva udire ricordare. La falsa fama l'accusava a torto. I Ghibellini diceano: E' non vuol vedere se non Guelfi. E i Guelfi dicevano: E' non accoglie se non i Ghibellini.»585 Vedesi, che se fosse stato possibile ancora un imperadore pacificatore d'Italia, questo certo sarebbe stato. Ma già era sogno.
      Venne a Losanna nella state del 1310, con poca gente, e dimorovvi più mesi ad aspettarvi il suo sforzo, e ricevere le ambascerie delle città italiane. E vennervi di quasi tutte, o tutte, tranne Firenze; dove i reggitori, sempre più Guelfi Neri, temeano il ritorno de' fuorusciti. «L'imperadore domandò, perchè non v'erano? fu risposto, che i Fiorentini avean sospetto di lui.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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