Pagina (355/525)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quindi questi vicarii imperiali erano più e meno che quelli regii; più in diritto come si vede, meno in fatto; perchè esercitavano non un'autorità nuova e data volontariamente, ma solo quella vecchia e diminuita dell'imperio. Quindi è, che questa novità la quale potè allora spaventar molti, non fu in realtà guari più che mutazione di titoli per quelli che, già potenti nelle città sotto nomi di podestà o capitani del popolo, presero ora il nuovo di vicario, e ressero poi con questo come avean fatto con gli altri. Anche Federigo Barbarossa aveva voluto metter consoli approvati da esso, invece di quelli liberamente eletti dalle città; ma i consoli così confermati da lui, operavano da consoli più cittadini che imperiali. Anch'egli talora, e poi Federigo II, avevano ai consoli fatto sottentrare i podestà; ma i podestà erano diventati anch'essi, prima magistrati cittadini contro gl'imperatori, poi più o meno tiranni per sè. Ora Arrigo metteva vicarii; ma i vicarii continuarono a diventar tiranni o signori per sè. E nei secoli che seguirono, i titoli di duca dati dagli imperadori a parecchi principi nuovi, fecero il medesimo effetto, ebbero il medesimo risultato, nè più nè meno, Facile è sempre trovar chi accetti; ma i facili accettanti sogliono accettar negli utili, e non aver durevol riguardo ai donatori.
      Partendo di Torino e venendo ora a questa ora a quella città, il buono Imperatore metteva dunque vicarii, e faceva rientrare fuorusciti guelfi in città ghibelline, ghibellini in città guelfe, quasi per ogni dove.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





Federigo Barbarossa Federigo II Arrigo Facile Torino Imperatore