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      »591 Così il Boccaccio pone il ritorno di Dante al tempo dell'assedio di Brescia; che non può essere, poichè questi già scriveva dai fonti d'Arno addì 16 d'aprile, quando appena Arrigo si partiva di Pavia. Ma noi possiam quindi probabilmente inferire, ch'ei fosse poco prima tornato; che in una delle città di Piemonte o Lombardia fin allora visitate da Arrigo, egli 'l vedesse e si congiungesse co' suoi compagni di esilio, come apparisce dalla lettera. Della quale, a noi pervenuta e nell'originale latino e in un antico volgarizzamento, la direzione è così: «Al gloriosissimo e felicissimo trionfatore e singolare signore messer Arrigo, per la divina provvidenza re de' Romani, e sempre accrescitore, i suoi devotissimi Dante Alighieri fiorentino, e non meritamente sbandito, e tutti i Toscani universalmente che pace desiderano, mandano baci alla terra dinanzi a' vostri piedi.» E qui non par dubbio (concordando colle parole del Boccaccio), che Dante scrivesse non solo in nome ma per commissione de' fuorusciti toscani. Dic'egli, in sostanza, tra le citazioni anche qui ammontate, che lor cacciata era stata ingiusta, e che già avevano riposte in lui loro speranze; ma ora dicevasi, ei si fermasse o rivolgesse indietro: «nientedimeno, in te speriamo e crediamo affermando, te essere ministro di Dio, e figliuolo della Chiesa, e promovitore della romana gloria. Imperò, io che scrivo così per me come per gli altri, siccome si conviene all'imperial maestade, vidi te benignissimo e udii te pietosissimo, quando le mie mani toccarono i tuoi piedi, e le labbra mie pagarono il lor debito, quando si esultò in me lo spirito mio.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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