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      Sviato così dal mirare ad uno scopo impossibile, l'autore corre di sogno in sogno. Divide l'argomento in tre. 1° Se la monarchia universale sia necessaria al bene dell'umanità. 2° Se il popolo romano abbia acquistato diritto a tal monarchia. 3° Se questa, cioè l'imperio, dipenda da Dio solo immediatamente, ovvero mediatamente da qualche ministro o vicario di lui.615 Segue poi tal divisione nei tre libri dell'opera; e nel primo prova la necessità della sognata monarchia a stabilir la non meno sognata pace universale;616 e poi, perchè il genere umano è uno;617 perchè i regni diversi non sono più che parti del genere umano, e vi debb'essere un tutto, cioè l'imperio;618 perchè ciò è ad intenzione, a similitudine di Dio,619 a similitudine del cielo, mosso tutto da un solo primo mobile;620 per decidere le contese tra principi;621 perchè il monarca universale, senza vicini nè ambizione, può solo seguir giustizia, dar libertà, ed esser buon reggitore;622 perchè ciò che si può far coll'opera di uno, non si conviene far per quella di parecchi;623 e perchè l'ente, l'uno e il buono, che si producon l'uno dall'altro, non si possono attingere nell'umanità senza concordia, nè questa senza la monarchia.624 Finalmente sono tali ragioni confermate da questa sperienza: che non vi fu la monarchia dalla caduta del primo uomo fino alla pienezza dei tempi, cioè fino alla nascita di Cristo sotto Augusto; ma sì allora, e d'allora in poi.625 Ma notisi un temperamento di tal sistema, che corrisponde a quello che notammo nella epistola ad Arrigo: la monarchia universale non esclude le leggi municipali (ed ecco il guelfo, ecco il cittadino italiano), non i regni, non gli usi dei climi diversi.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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