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      Ai quali, e forse a pochi altri cardinali italiani, Dante, probabilmente dal suo rifugio di Pisa, scrisse una lettera per confortarli a nominare un papa italiano. È ventura che ne rimanga tal lettera, la quale serve a compiere la nostra idea delle opinioni di Dante. Imperciocchè, siccome il vedemmo nelle lettere precedenti e nel Poema e nella Monarchia desiderare la venuta a Roma dell'Imperadore: così lo veggiamo qui desiderare e sforzarsi di procacciare la tornata del Papa. Nè, certo, questo era desiderio da ghibellino estremo; chè quantunque i Papi non fossero stati ultimamente i veri capi di parte guelfa, tuttavia essi v'erano certo principali, ed essa non poteva non rinforzarsi per loro tornata. Il desiderio di Dante mostra, se non altro, esser egli stato mosso meno dagli interessi particolari della parte, che non da quelli più generali, qui bene intesi da lui, dell'Italia e della Cristianità. E forse gli tornavano a mente, a malgrado della sua ira ai Papi, i tentativi loro pe' lor Legati in favore dei fuorusciti; e qualche speranza gliene rinasceva, che si rinnovassero per un nuovo papa italiano siffatti tentativi. Ma, fosse più o meno disinteressato, si vede chiaro qui ad ogni modo il suo desiderio imparziale per l'uno come per l'altro dei due, che stimava legittimi ornamenti e capi della nazione italiana.
      E così è, che la lettera di lui nella presente occasione, quantunque giunta a noi mozza e mal concia, va più libera di quelle generalità e que' cercati esempii, che fan le altre così lontane dallo stile pratico de' negozii, come dal bello scrivere di Dante.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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