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      Io crederei che incominciasse il Purgatorio nel 1309 tra il riposo di Parigi, lo proseguisse nel 1310 tra le prime speranze della venuta d'Arrigo, e sospesolo poi durante questa, lo finisse con nuovo impeto dopo la morte di lui, negli ultimi mesi del 1314.
      Il Purgatorio non letto, o non letto tutto o non bene, da tanti che si professano ammiratori di Dante per aver letto Francesca ed Ugolino, o al più l'Inferno; il Purgatorio è forse in tutto la più bella parte della Divina Commedia, o quella almeno dove meglio si dimostra la più bella parte dell'animo di Dante, l'amore. L'Inferno, quasi tutto ira ed orrore, fu certo soggetto molto conforme alla natura di Dante. Ma gran virtù dell'anime veramente poetiche è la varietà, la suscettività di sentire ed esprimere affetti diversi, quello principalmente onde si consola quaggiù e si adempie lassù la nostra natura. Dante uscito nel Poema dalla caligine e dalle strette infernali alla luce del sole ed alle speranze del Purgatorio, uscito, come dicemmo, nel suo viver reale da' pensieri di parte e da tutta la patria ingrata, a quelle speranze di pace e riposo che sorgono nell'esule al toccar la terra straniera; Dante fin dai primi versi del Purgatorio intuona un nuovo canto d'amore, assume un nuovo stile tutto luce, ch'ei più non dismette, salve poche eccezioni, sino al fine. Nel Purgatorio sono gli episodii dell'amico suo Casella, che gli canta la sua prima canzone d'amore; della Pia, la infelice Sanese spenta in Maremma per calunnia e gelosia; delle dolci accoglienze di Virgilio e Sordello concittadini; del gentil giudice di Gallura, Nino della Gherardesca, altro amico di Dante, e suoi rimprocci alla moglie e sue raccomandazioni alla figliuola; del miniatore Oderisi, e sue patetiche riflessioni sulla vanità della gloria; di Forese, l'amico della gioventù, con le tenere rimembranze e le lodi da lui dette dell'amorosa Nella sua; e quello testè citato di Gentucca e di Buonaggiunta, seguito da quella spiegazione della poesia ispirata da amore, che recammo altrove; e poi la descrizione del paradiso terrestre, con quelle figure così gentili, qualunque cosa figurino, di Lia e di Matelda; e finalmente e soprattutto que' tre canti divini del ritrovamento della sua Beatrice, dopo dieci anni secondo la finzione, ma dopo ventiquattro secondo la verità, della sua separazione da essa.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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