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      Il Purgatorio è un canto crescente d'amore dal principio sin presso al fine.
      E vi s'aggiungono le numerose e meravigliosamente variate figure d'angeli ivi introdotte. Furono osservate già e lodate dal Ginguenè, ma non forse abbastanza. Ognuno sa, esser questa degli angeli una delle più gentili e poetiche credenze della fede nostra; una di quelle che più dimostrano, come bellezza segua verità. Ma niun poeta cristiano finora (nemmeno ByronMoore, e molto meno un modernissimo e sventuratissimo in ciò) non trasse da tale credenza tanta poesia, come Dante. Chi volesse qui pienamente intenderlo e gustarlo avrebbe a cercare nelle altre Opere di lui, specialmente nella Vita Nova e nel Convito, il complesso de' pensieri di lui rispetto a quelle celestiali creature. Eccettuate le poesie delle sante scritture, Dante fu il poeta più di tutti lontano dalla materialità, più assorto nelle contemplazioni spirituali. Vedeva chiaro dinanzi a sè il mondo riunito della materia e degli spiriti. La materia insensibile, la vegetativa, la animata, via via innalzantesi di grado e di nobiltà fino a noi. Noi uomini, materia e spirito, quasi mediani tra' due mondi o grado dall'uno all'altro, e sopra di noi gli spiriti senza materia. Non volontà, e così non libertà nella materia sotto di noi; volontà e libertà di far bene o male in noi soli, materia e spirito; volontà, ma senza più libertà, sopra di noi negli spiriti puri.657 Di questi spiriti mal adorati sotto nome d'iddii dagli antichi, ma da noi o con timore o con amore creduti sotto quello di angeli, vedeva i cattivi e mal volenti regger l'inferno, i buoni e ben volenti governare, quali i diversi cieli, quali le azioni degli uomini, quali una virtù speciale, una serie di eventi, e quali le dolci e speranti pene del purgatorio.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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