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      658 Già un angelo era apparito a Dante, ma ratto, silenzioso e terribile ad aprirgli le porte di Dite in inferno. Ed in questo pure è mirabile per poetica fantasia, e solenne a chiarirci le idee di Dante di tutto ciò, quella descrizione della Fortuna, già dea, ora angelo per lui.
      Colui, lo cui saver tutto trascende,
      Fece li cieli, e diè lor chi conduce;
      Sì ch'ogni parte ad ogni parte splende,
      Distribuendo ugualmente la luce:
      Similemente agli splendor mondaniOrdinò general ministra e duce,
      Che permutasse a tempo li ben vaniDi gente in gente, e d'uno in altro sangue,
      Oltre la difension de' senni umani.
      Per che una gente impera e l'altra langue,
      Seguendo lo giudicio di costei,
      Che è occulto, come in erba l'angue.
      Vostro saver non ha contrasto a lei;
      Ella provvede, giudica e persegueSuo regno, come il loro gli altri dei.659
      Le sue permutazion non hanno triegue;
      Necessità la fa esser veloce,
      Sì spesso vien chi vicenda consiegue.660
      Quest'è colei ch'è tanto posta in crocePur da color che le dovrian dar lode,
      Dandole biasmo a torto, e mala voce.
      Ma ella s'è beata e ciò non ode:
      Con l'altre prime creature lieta,
      Volve sua spera e beata si gode.
      Inf. VII. 73-96.
      Qui, poi, nel Purgatorio fin da principio ecco un angelo su d'una navicella veleggiata dalle due ali spiegate di lui, che guida le anime per l'oceano alle falde dell'isolato monte di Purgatorio. Un altro angelo è alla felice porta di questo; uno a ciascuna delle scale per cui si sale dall'uno all'altro balzo, e ciascuno di essi veste e parla ed opera in modo diverso.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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