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      Tra due liti d'Italia surgon sassi,
      E non molto distanti alla tua patria,
      Tanto che i tuoni assai suonar più bassi;
      E fanno un gibbo, che si chiama Catria,
      Dissotto al quale è consecrato un ermo,
      Che suol esser disposto a sola latria.
      Così ricominciommi il terzo sermo;
      E poi continuando disse; quiviAl servigio di Dio mi fei si fermo,
      Che pur con cibi di liquor d'uliviLievemente passava e caldi e gieli,
      Contento ne' pensier contemplativi.
      Render solea quel chiostro a questi cieliFertilemente, ed ora è fatto vano,
      Sì che tosto convien che si riveli.
      In quel loco fu' io Pier Damiano;
      ec. ec.
      Parad. XXI. 106-121.
      Del resto, due secoli e mezzo dopo, fu in certo modo confermata la sentenza di Dante da Pio V, che soppresse quei monaci per la decaduta disciplina, e diè il lor monistero ai Camaldolesi.722
      Poco dopo, al fine del Canto XXIV, sottopostosi Dante quasi ad un esame scolastico sulla fede, ei si faceva incoronare da San Pietro in Paradiso, e quindi incominciava alteramente il XXV:
      Se mai continga che 'l poema sacro,
      Al quale ha posto mano e cielo e terra,
      Sì che m'ha fatto per più anni macro,
      Vinca la crudeltà che fuor mi serraDel bello ovile, ov'io dormii agnello
      Nimico a' lupi che gli dànno guerra;
      Con altra voce omai, con altro velloRitornerò poeta, ed in sul fonte
      Del mio battesmo prenderò 'l cappello.
      Nel qual luogo, lungi dal vedere con altri, nuove speranze risorte in Dante, parmi anzi scorgere, dall'ingiurie rinnovate a' reggitori di Firenze, una total disperanza di mai tornare finchè reggessero.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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