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      Noi non sappiamo se nascerà mai un nuovo Dante a poetare su questa nuova astronomia. Ma, chi è che, pur alzando gli occhi, non intravegga tal poesia? La scienza non può essere nemica nè della verità nè della poesia; nè è vero che sien queste nemiche l'una dell'altra. Non son molt'anni che, a malgrado un Dante, un Milton, un Klopstok, pur s'ardivano desiderare per la poesia i tempi degli dei falsi e bugiardi. Ora è universale il disinganno; al quale in gran parte è debitor Dante stesso d'essere redivivo. Ma or corre ancora una voce, che l'avanzamento delle scienze sia contrario all'arti, le quali poggiano sull'immaginazione. Ma restiamone pure satisfatti. La scienza positiva degli uomini, per quanto s'avanzi, sarà sempre poca, rispetto alla infinita verità e bellezza dell'universo; e così lascerà luogo sempre a quella facoltà immaginativa dataci per ispaziare oltre la scienza nell'infinito. La scienza non è nè sarà mai se non il culmine onde l'arte spicca il volo poi; e quanto quello sarà più allo, tanto questo sarà più sublime.
      Osservabile è, poi, rispetto all'ordine de' cieli di Dante, che ne' tre pianeti inferiori sono bensì molte anime beatificate, partecipi delle gioie dei paradiso, e contente di quello che n'è lor compartito dal Volere supremo; ma elle son ivi trattenute dalle loro imperfezioni. Nella Luna sono le anime sole di alcune donne, che avendo fatto volo di castità, furono sforzate a romperlo per violenza; e fra queste è la gentil Piccarda, la sorella di Forese e di Corso Donati.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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