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      Giova ridirlo, quest'anime varie, pronte e mutabili, non sono penetrabili dagli occhi di tutti, e sovente nemmeno degli amici. E così, mentre questi, giudicando Dante dal passato, gli suggerivano come allettevoli nuovi argomenti fecondi d'ire e di parteggiamenti, Dante proseguendo, solitario nel suo animo, i pensieri a cui s'era sollevato nel Paradiso, e andando più su, o almeno più in là; Dante cristiano, ed avanzantensi in età, traduceva ora i sette Salmi penitenziali, il Credo, il Pater noster, l'Ave Maria, i dieci Comandamenti, i sette peccati mortali; e a quest'ultime rime, or cognite sotto il nome di Credo di Dante, poneva, pur imitando Virgilio, imitato esso poi più felicemente dal Petrarca, questo principio:
      Io scrissi già d'amor più volte in rimeQuanto più seppi dolci, belle e vaghe,
      E in pulirle adoprai tutte mie lime.
      Di ciò son fatte le mie voglie smaghe,
      Perch'io conosco avere speso in vanoLe mie fatiche ad aspettar mal paghe.
      Da questo falso amor, ornai la manoA scriver più di lui io vuò ritrare,
      E ragionar di Dio come cristiano.781
      Versi, per vero dire, come i seguenti del Credo, men lodevoli per sè, che per il candido sentire espressovi, e per la smentita così data ai calunniatori antichi o moderni di Dante.
      La traduzione, poi, o parafrasi de' sette Salmi non risplende certamente di quella luce propria che rifulge nelle opere spontanee di Dante; ma ella ne riflette pure non poca da quella poesia Davidica, sola che sia più sublime della Dantesca, sola non mai imitata, ottima forse ad imitarsi per l'avvenire.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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