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      Del resto, Cecco d'Ascoli eretico così in letteratura, fu pur troppo accusato d'esserlo in religione, e come tale arso in Firenze fin dal 1327.816
      Il 1400 fu, come si sa, per l'Italia un secolo di libertà corrotta e perdentesi; quello in che, lasciata più tranquilla dagli imperadori, e quasi spente le parti guelfa e ghibellina, avrebbe potuto ordinarsi e confederarsi, se non fosse stata traviata dalle divisioni della Chiesa principalmente, e in generale dalle rozze passioni, più forti che non la incominciata civiltà; ma in che, invece, non s'ordinarono se non le signorie d'una città sull'altra, de' tirannucci sulle città, soggiacenti gli uni e l'altre alla prepotenza de' condottieri. Questi più di tutti furono la perdizione d'Italia, disavvezzandola dall'armi proprie, e così dandola facil preda agli stranieri diversi, moltiplica, che accorsero ciò presentendo. Così, in politica, il 1400 non fu nulla per sè; fu uno di que' secoli che seguono male i precedenti; una cattiva conseguenza, e non più. E tal fu in letteratura. Non un uomo, non un'opera veramente grande. Salir oltre Dante e i due contemporanei di lui, era impossibile; nuove forme non si potevano inventare in una società non diversa; imitossi, come succede in tal caso; ed imitaronsi i due secondi anzichè il primo padre. Nè tuttavia scemò ancora il culto a questo: continuaronsi i commenti, fra cui è principale quello di Cristoforo Landino; continuaronsi le Vite da Leonardo Aretino, dal Filelfo ed altri; brevi tutte, e seguenti il Boccaccio, senza quasi aggiugnervi nè fatti nè critica.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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