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      Nè a far questo, io vorrei, come taluno, invitar gli eruditi quasi a un congresso italiano o europeo; e nemmeno proporre un'edizione variorum di un volume per Canto, cento in tutto: che son sogni di cieche e mal intese adorazioni; idolatrie da barbari, che non san nemmeno metter l'idolo su un altare, e il seppelliscono sotto i macigni. Un buon commento di Dante sarebbe cosa grande, è vero; ma non sovrumana, non tale che non abbiano a bastarvi uno o due uomini studiosi di filologia e di storia, eruditi senza smania di mostrar sempre erudizione, fuggitori di dispute, compendiatori più che dissertatori de' lavori altrui, e desiderosi in tutto di servire meno alle proprie gloriuzze, che non alla gloria vera del loro Autore, e per esso della Patria. Certo, se nol facciam noi, sarà fatto un dì o l'altro da uno di que' meravigliosi e conscienziosi Tedeschi, che a poco a poco usurpano a sè tutte le erudizioni nostre. E sia pure, quando almeno si accettassero da noi con gratitudine e profitto, invece di rigettarli con pigro disprezzo, i benefizi altrui. Protestiamo, almeno alcuni, contra ciò che Dante chiamerebbe selvaggio costume.
      Ma intanto, della cresciuta gloria di Dante congratuliamoci, come di felice augurio colla nostra età, colla nostra Patria. Ella ha molti altri grandi scrittori, anzi i più grandi in ogni arte o scienza moderna; il più gran lirico di amore, il più gran novellatore, il più grand'epico grave, il più grande giocoso, il più gran pittore, il più grande scultore, il primo de' grandi fisici moderni e il maggior degli ultimi: Petrarca, Boccaccio, Tasso, Ariosto, Raffaello, Michelangelo, Galileo e Volta.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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