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      Ed ora, tu 'l vedi, io ti lascio a rincrescimento ed a stento, o leggitore, chiunque tu sia che non m'abbia lasciato tu in questo breve lavoro. Il quale così fosse stato a te piacevole in parte, come fu a me, che ben sento non poter mai più trovarne uno tale! così, sopra tutto, ti fosse per me agevolato lo studio di Dante! chè io mi consolerei al pensiero di non avere, una volta almeno, perduta l'opera mia. Tra gli allettamenti e dell'ozio e dell'attività, sempre, a malgrado qualunque progresso, saran gli uomini sviati fuori delle virtù precise e severe, fuori di quella rettitudine a cui cantare vedemmo votarsi Dante. Ma lo sviarsene tra la tranquillità dello studio, il far teorie delle male o delle molli pratiche, l'ammannir le scuse agli oziosi o viziosi, è meno scusabile di gran lunga, massime in Italia; e sarà di dì in dì più vituperato, anche in Italia. Allora si giudicheranno gli scrittori, numerosi altrove, rari e disgiunti da noi, del secolo XIX, meno forse dall'ingegno che non dall'intenzione. Allora possa io rimaner del tutto senza nome, od esser aggiunto oscuro pure ed ultimo dopo coloro che saran detti, essere stati almeno uomini di buona volontà.
     
     
      NOTA AGGIUNTA AL CAPO IV (LIBRO II),
      Pag. 336
      ARGOMENTO DEL TRATTATO II° DEL CONVITO.
     
      Capo I. Dei quattro sensi, litterale, allegorico, morale ed anagogico. Doversi trattar prima del litterale. E così farà egli, e appresso dell'allegorico, toccando talvolta incidentemente degli altri due.
      Capo II. Dei due amori suoi; a Beatrice che vive in cielo con gli angioli; ed alla gentildonna alla cui immagine disposò il suo beneplacito dopo due rivoluzioni di Venere; e della lotta che ne nacque in lui.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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