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      Gli abitanti di Saumur erano poco rivoluzionari e papà Grandet passò per uomo ardimentoso, un patriota repubblicano che diffondeva nuove idee: mentre invece il bottaio si occupava pacificamente delle sue vigne.
      Fu allora nominato membro del distretto di Saumur e la sua pacifica influenza si fece risentire tanto dal lato politico che da quello commerciale. Politicamente protesse i conservatori e impedí con tutte le sue possibilità la vendita dei beni degli emigrati: commercialmente, forní alle armate repubblicane una o due migliaia di botti di vin bianco facendosi pagare con superbe praterie di proprietà di un monastero, riservate per ultimo lotto.
      Sotto il consolato, quel furbacchione d'un buon Grandet divenne sindaco, amministrò con saggezza e vendemmiò anche meglio: sotto l'Impero egli fu il sig. Grandet.
      Ma Napoleone non aveva cari i repubblicani e rimpiazzò il sig. Grandet, che passava per uno di quelli che avevano portato il berretto rosso, con un grande proprietario, un uomo di pretese nobiliari, un futuro barone dell'Impero. Il Sig. Grandet lasciò gli onori municipali senza dispiacere. Egli aveva fatto costruire, nell'interesse della città, strade eccellenti che, vedi caso, conducevano alle sue proprietà: e la sua casa e i suoi beni, descritti nel catasto con molto vantaggio, pagavano imposte moderate. Dopo la classificazione dei suoi diversi poderi, le sue vigne, grazie alle sue costanti cure, erano divenute la testa del paese, termine tecnico in uso per indicare i vigneti che producevano il vino migliore.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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