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      Riguardo ai suoi capitali due sole persone potevano vagamente presumerne la portata: l'uno era il signor Cruchot, notaio incaricato dei depositi a usura e dei mutui di Grandet: l'altro il signor des Grassins, il piú ricco banchiere di Saumur, ai benefici del quale con convenienza e segretamente il vignarolo partecipava.
      Quantunque il vecchio Cruchot e il signor des Grassins possedessero quella profonda discrezione, che genera nella provincia la confidenza e la fortuna, essi testimoniavano in pubblico al signor Grandet un cosí profondo rispetto, che gli osservatori potevano misurare l'importanza delle ricchezze dell'antico sindaco dalla portata dell'ossequiosa considerazione di cui era oggetto.
      Non vi era alcuno in Saumur che non fosse persuaso che il signor Grandet avesse un tesoro particolare, un nascondiglio zeppo di luigi, e si procurasse di notte le ineffabili gioie che procura la vista di un gran mucchio di oro. Gli avari ne erano quasi certi, scoprendo nei suoi occhi forse misteriosi riflessi che il fulvo metallo vi aveva comunicato.
      Lo sguardo d'un uomo abituato a trarre dai suoi capitali un interesse straordinario, contrae fatalmente, come quello del voluttuoso, del giocatore, o del cortigiano, certe abitudini indefinibili, certi moti furtivi, avidi, che non possono sfuggire a quelli che provano le identiche inclinazioni; e questo segreto linguaggio forma in certo qual modo la framassoneria delle passioni.
      Il signor Grandet ispirava dunque la stima rispettosa alla quale aveva diritto un uomo che non doveva mai nulla a nessuno, e che, vecchio bottaio e vecchio vignarolo, indovinava con la precisione di un astronomo quando per il suo raccolto occorreva fabbricare mille fusti o soltanto cinquecento: ammirato come chi non fallisce alcuna speculazione e ha sempre botti da vendere allorché queste valgono piú del mosto, e può conservare in cantina la sua vendemmia e attendere il momento di vendere i suoi fusti di vino a duecento franchi quando i piccoli proprietari sono costretti a vendere i loro a cinque luigi.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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