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      Il suo famoso raccolto del 1811, saggiamente conservato e lautamente venduto, gli aveva fruttato piú di duecentoquarantamila lire.
      Finanziariamente parlando, il signor Grandet aveva della tigre e del serpente boa: egli sapeva acquattarsi, rannicchiarsi, spiare a lungo la sua preda, saltarle addosso: poi apriva la gola della sua borsa, v'inghiottiva un mucchio di scudi e si addormentava tranquillo come il serpente che digerisce, impassibile, freddo, metodico. Chi lo vedeva passare per la strada non poteva fare a meno di provare un senso di ammirazione misto a rispetto e anche a paura.
      Molti in Saumur non avevan forse provato lo strazio de' suoi artigli? A questo mastro Cruchot aveva procurato il denaro necessario per la compera di una tenuta, ma all'undici per cento: a quell'altro, il signor des Grassins, aveva scontato tratte, ma ad interessi enormi. Pochi erano i giorni nei quali il nome di Grandet non fosse pronunziato nei mercati, o la sera nelle conversazioni cittadine. Per alcuni, in verità, la fortuna del vecchio vignarolo era l'oggetto di un orgoglio patriottico. Cosí piú di un negoziante e piú di un proprietario d'albergo diceva al forestiero, con una certa aria di soddisfazione:
      - Signore, noi qui abbiamo due o tre milionari: ma riguardo al signor Grandet, egli stesso non sa a quanto ammonti la sua fortuna!
      Nel 1816 i piú abili calcolatori di Saumur stimavano le terre del nostro buon uomo circa quattro milioni: ma, dato un calcolo medio, egli aveva dovuto ricavare dalle sue proprietà, dall'anno 1793 al 1817, circa centomila franchi di interessi: e cosí era presumibile ch'egli possedesse in denaro liquido una somma eguale al valore dei fondi.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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