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      D'altra parte, quattro frasi esatte come formule algebriche gli servivano abitualmente ad abbracciare e a risolvere tutte le difficoltà della vita e del commercio.
      Non so, non posso, non vorrei, vedremo.
      Mai diceva né di sí né di no, e mai scriveva. Gli si parlava? Ascoltava freddamente, stringendosi il mento con la destra, appoggiando il gomito sul dorso della mano sinistra e in ogni affare si formava una opinione dalla quale non recedeva a tutti i costi.
      Meditava a lungo anche i minimi affari, e quando dopo un'abile conversazione l'avversario gli aveva aperto il segreto delle sue pretese credendo d'averlo conquistato, gli rispondeva:
      - Non posso concludere nulla senza prima aver consultato mia moglie. -
      La moglie, che egli aveva ridotto ad un ilotismo completo, a una vera schiavitú, era negli affari la sua difesa piú comoda. Grandet non andava a visitar nessuno, né voleva ricevere, né invitare a pranzo: non faceva rumore e sembrava economizzare tutto, anche i movimenti. Non sottraeva una mollica agli altri per un costante rispetto della proprietà. Ciò non ostante, malgrado la dolcezza della voce, malgrado il modo circospetto, il linguaggio e le abitudini del bottaio trasparivano, specialmente quando era in casa, dove aveva minor ritegno di finzioni.
      Come aspetto, Grandet era un uomo grosso e basso, alto cinque piedi, con dei polpacci di dodici pollici, rotule nodose e spalle larghe: il suo viso era tondo, rossastro e lentigginoso, dal mento diritto, la bocca serrata e i denti bianchi: i suoi occhi avevano l'espressione calma e divoratrice che il popolo attribuisce al basilisco: la sua fronte solcata di rughe trasversali non mancava di protuberanze significative: i suoi capelli giallastri e grigiastri avevano del bianco e dell'oro: il suo naso aveva una gobba venata che, non senza ragione, il volgo diceva piena di malizia.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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