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      Aprendolo, Eugenia provò una di quelle gioie insperate che fanno diventar rosse, trasalire e tremare le fanciulle. Volse gli occhi al padre come per chiedergli se poteva accettare, e il signor Grandet disse un "Prendi, figlia mia" con l'accento che avrebbe reso famoso un attore. I tre Cruchot rimasero stupefatti nel vedere lo sguardo lieto e affettuoso che gettò ad Adolfo des Grassins l'ereditiera, cui sembrava incredibile il possesso di tanta magnificenza. Il padre di Adolfo offrí a Grandet una presa di tabacco, ne fiutò una anche lui, scosse qualche resto caduto sul nastro della Legion d'onore che portava alla bottoniera del soprabito blu, e fissò gli avversari con l'aria di chi vuol dire:
      - Ed ora paratemi questo colpo. -
      La signora lasciò cadere gli occhi su i vasi azzurri ov'erano i fiori di Cruchot, e chiese dei loro doni con rara abilità di donna motteggiatrice. In questo delicato momento, l'abate, lasciando la compagnia che si disponeva in circolo attorno al fuoco, se n'andò a passeggiare con Grandet in fondo alla sala. Quando i due vecchi si trovarono nel vano dell'ultima finestra, il prete disse all'orecchio dell'avaro:
      - Quella gente là butta il denaro dalla finestra.
      - E che m'importa se entra nella mia borsa - rispose il vignarolo.
      - Se voi voleste regalare delle forbici d'oro a vostra figlia, potreste ben farlo - aggiunse l'altro.
      - Oh, io le do di meglio - replicò Grandet.
      - Mio nipote è una bestia - pensò l'abate guardando il presidente, a cui i capelli ispidi aggiungevano ancora un certo che di sgraziato nella fisionomia bruna.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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