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      Le loro aspirazioni, soffocate ma pur sempre vivaci, e la solitudine di quella esistenza facevan delle due donne eccezioni curiose in quell'accolta di gente, la cui vita era del tutto materiale. Condizione terribile dell'uomo! Non v'è in lui una gioia che non derivi da ignoranza.
      Proprio nel momento in cui la signora Grandet vinceva sedici soldi, il successo piú considerevole che mai fosse raggiunto in quella sala, e la grossa Nannina rideva di cuore vedendo la padrona intascare una tal somma, alla porta di strada fu battuto un colpo con tanta forza, che le donne fecero un balzo sulle sedie.
      - Non può essere uno di Saumur che picchia a questo modo - osservò il notaio.
      - Ma è educato battere cosí? - disse Nannina.
      - Vogliono rompere il portone?
      - Chi diamine sarà? - gridò Grandet.
      La domestica prese una delle due candele e mosse ad aprire insieme al padrone.
      - Grandet! Grandet! - esclamò la moglie, e, spinta da un vago sentimento di paura, corse verso la porta della scala.
      I giuocatori si guardarono.
      - Se andassimo anche noi? - propose il signor des Grassins - quel colpo mi sembra equivoco. -
      Ma ebbe appena il tempo di scorgere il viso di un giovanotto, accompagnato dal facchino delle diligenze, carico di bagagli: Grandet volgendosi bruscamente alla moglie, disse:
      - Tornate a giuocare, e lascia che io mi intenda con costui.
      Poi chiuse l'uscio della stanza, dove tutti un po' ansiosi ripresero i loro posti senza continuare il gioco.
      - È qualcuno di Saumur, signor des Grassins? - chiese la moglie al banchiere.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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