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      Le maniere di lui, i gesti, il modo di usare l'occhialetto, l'impertinenza affettata, il disprezzo per quell'astuccio, che pure poco prima le aveva fatto tanto piacere e che egli senza dubbio stimava ridicolo o di nessun valore, tutto ciò insomma che urtava i nervi ai Cruchot ed ai Grassins, le riuscí d'un tratto cosí grato, che prima d'addormentarsi fantasticò certo a lungo su quella fenice dei cugini.
      I numeri intanto si estraevano pian piano, a poco a poco la tombola finí, e la grossa Nannina entrando, disse ad alta voce:
      - Signora, bisogna che mi diate delle lenzuola per accomodare il letto a questo giovanotto. -
      La signora Grandet seguí la domestica, e la signora des Grassins consigliò allora sottovoce:
      - Teniamoci i soldi e cessiamo il giuoco. -
      Ognuno fu sollecito a ritirare i suoi due soldi dalla vecchia sottocoppa ove li aveva depositati e, ricostituitosi il circolo innanzi al fuoco, si chiacchierò per un quarto d'ora.
      - Avete finito? - chiese Grandet senza interrompere la lettura.
      - Sí, sí - rispose la des Grassins prendendo posto vicino a Carlo.
      Eugenia, taciturna e seria per uno di quei pensieri che nel cuore delle ragazze svegliano per la prima volta il sentimento, uscí dalla sala a dare una mano alla madre ed a Nannina, e, se in quel momento l'avesse interrogata un abile confessore, gli avrebbe senz'altro risposto che non pensava né alla mamma né alla serva, ma che sentiva dentro un desiderio pungente di veder la camera di suo cugino per occuparsi di lui e metterla a posto, per riparare alle dimenticanze e prevedervi tutto allo scopo di renderla elegante e comoda per quanto fosse possibile.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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