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      Non mi maledirà... del resto tu vedrai: è di carattere dolce come sua madre e incapace di darti dispiaceri. Povero figlio! Avvezzo alle gioie del lusso, ignora fin la piú meschina delle privazioni cui ambedue fummo da principio condannati per miseria... Ed eccolo povero e solo, intanto! ... Sí, tutti gli amici miei lo fuggiranno, e sarò io la causa di tali umiliazioni. Come vorrei, con sovrumana forza di braccio, spingerlo d'un colpo in cielo accanto a sua madre! ... Pazzia! Ricado nella mia sventura, che è quella di Carlo... Io te lo mando perché tu pietosamente gli faccia conoscere la mia morte e la sua condizione in avvenire. Sii un padre per lui, ma assai indulgente, e non strapparlo subito alla vita spensierata che conduce, perché l'uccideresti. Dal canto mio lo prego in ginocchio di rinunziare all'azione che avrebbe contro di me in qualità di erede della madre; la reputo una preghiera superflua; conosco il concetto ch'egli ha dell'onore; capirà subito che non deve unirsi ai miei creditori. Provvedi in tempo utile alla sua rinunzia della mia successione; spiegagli come tanto dura gli si presenterà la vita per causa mia e, se t'accorgi che gli rimanga un resto d'affetto, digli che tutto non è perduto. Sí, il lavoro che ci ha salvati entrambi, può a lui rendere la ricchezza che gli tolgo, e, se non disprezza il consiglio di suo padre, che vorrebbe sorgere un istante dalla tomba per essergli accanto, parta, vada nelle Indie... Fratello mio, Carlo è un giovane probo e coraggioso, e tu gli comprerai delle merci.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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