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      Il seno ricolmo e accuratamente nascosto attirava lo sguardo svegliando i sogni, e la stessa rigidezza dell'alta statura, benché priva della grazia dell'abbigliamento, doveva avere un fascino speciale per i conoscitori. Eugenia, grande e robusta, non aveva quella leggiadria che piace alle folle, ma era bella di quella bellezza che ha potenza solo sugli artisti. Se un pittore fosse venuto quaggiú alla ricerca del tipo personificante la celeste purità di Maria, e avesse chiesto a tutta la natura femminea gli occhi modestamente fieri divinati da Raffaello, le linee verginali, spesso fiorenti dall'impeto improvviso della concezione, ma frutto in realtà di una vita cristiana e pudica; quel pittore, acceso da un raro modello, avrebbe trovato d'un tratto nel volto di Eugenia la nobiltà innata e incosciente di sé, avrebbe intravveduto sotto la fronte tranquilla un mondo di affetto, e nello sguardo, nel moto delle pupille, un non so che di divino. I suoi lineamenti mai alterati né stancati dall'espressione del piacere, somigliavano alle linee d'orizzonte che sfumano dolcemente nella lontananza dei placidi laghi. Quella fisonomia calma, colorita, circonfusa di luce come un bel fiore aperto, dava all'anima un senso di pace, comunicava quasi il fascino della coscienza che v'era rispecchiata, e avvinceva gli sguardi. Eugenia era ancora sulla riva del fiume della vita, ove fioriscono le illusioni infantili, ove si colgono margherite con un sentimento di delizia che diverrà ignoto in seguito, e, mirandosi nello specchio, ignara ancora dell'amore, ella ripeteva a se stessa: - Son troppo brutta, io; non può badare a me.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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