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      - Che volete, nipote?
      - Un po' di zucchero.
      - Mescolatevi del latte - replicò il padron di casa - e vedrete che il caffè sarà piú dolce. -
      Eugenia andò a prendere senz'altro la sottocoppa dello zucchero, e la ripose in tavola contemplando suo padre con aria calma. Certo fu maggiore il coraggio di lei per tale atto semplicissimo di quello della parigina che sostiene con le deboli braccia una scala di seta per agevolar la fuga dell'amante; poiché a questa, che mostra con orgoglio il delizioso braccio illividito, darà l'amante dolce compenso di lacrime e di baci in ogni vena. Ma Carlo non doveva mai sospettare la terribile agitazione della cugina fulminata dallo sguardo del vecchio bottaio.
      - Tu non mangi, moglie mia? -
      La povera ilota, la povera schiava, si fece avanti con un vivo tremito nella persona, tagliò un pezzo di pane e prese una pera; mentre Eugenia audacemente offriva al padre dell'uva dicendogli:
      - Assaggiane dunque, babbo ... ed anche il cugino ne mangerà, non è vero? Li ho scelti apposta per lui questi bei grappoli...
      - Oh, se non ci si mette riparo, son capaci di porre a saccheggio Saumur per voi, nipote! ... Quando avrete finito andremo insieme in giardino; ho da dirvi delle cose abbastanza tristi. -
      Lo sguardo che Eugenia e la madre rivolsero a Carlo fu per lui come uno sprazzo di luce rivelatrice.
      - Che mai significano le vostre parole, zio?... Dopo la morte della povera mamma... non so che sventura possa colpirmi ancora.
      - Nipote, è dato ad alcuno di prevedere con quali dolori voglia provarlo la provvidenza?


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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