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      Oh, chi ha capito l'agnello che si stende umile ai piedi di Dio, l'emblema piú commovente di tutte le vittime del mondo e del loro avvenire, la glorificazione della debolezza e del dolore?... L'avaro bada che quell'agnello ingrassi e cerca di allevarlo in un parco, poi lo ammazza, lo cuoce, lo mangia e lo disprezza; giacché il cibo degli avari si compone proprio di disprezzo e di denaro.
      Durante la notte Grandet aveva accarezzato altre idee, ordendo una trama per burlarsi dei Parigini, per torcerli, aggirarli, renderli malleabili, costringerli ad andare e venire, a sparger sudori e a farsi lividi di timore o di speranza. Voleva divertirsi a loro spese, lui, l'antico bottaio, in fondo alla sala grigia o su per la scala tarlata della sua casa di Saumur, e, mentre cosí s'occupava del nipote, sarebbe anche giunto a salvar l'onore del fratello morto senza spendere un soldo. Avendo già deciso di collocare per tre anni i suoi fondi, non gli restava che la semplice amministrazione dei beni, e ciò era poco per la sua maliziosa attività; quindi in buon punto capitava quel fallimento. Avido di sentir qualcosa da stringere fra le zanne, aveva pensato di sminuzzare i Parigini a vantaggio di Carlo e mostrarsi ottimo fratello a buon prezzo. L'onore della famiglia entrava come un accessorio nel disegno, e poteva paragonarsi al desiderio istintivo nei giuocatori di veder bene giuocata una partita, anche quando non vi hanno interesse personale. Gli occorreva oggi l'aiuto dei Cruchot; però non sarebbe andato a cercarli; egli aveva deciso di chiamarli invece in casa sua quella sera stessa e di cominciare a recitar la commedia per cui domani, senza un centesimo di spesa, avrebbe riscosso l'ammirazione generale della città.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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