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      Sí, povera Anna mia, andrò proprio in quei climi micidiali, ove mi hanno detto che la ricchezza è rapida e sicura; a Parigi non saprei restarmene davvero. Non ho anima né viso disposto a sopportare gli affronti, la freddezza, il disprezzo cui va incontro il figlio del fallito! Dio buono, esser debitore di due milioni!... Mi ucciderebbero in duello entro la prima settimana. Perciò non mi farò vedere mai piú. Nemmeno l'amore per te, cosí tenero e devoto, potrebbe indurmi al ritorno anche perché, o diletta, mi mancano i mezzi per venire ove tu sei, ad attingere in un ultimo bacio la forza necessaria alla mia impresa...
      - Povero Carlo, ho fatto bene a leggere! - esclamò Eugenia - io ho dell'oro e glielo darò. -
      E asciugatesi le lacrime, riprese la lettura:
      Non mi era capitato di riflettere sulle disgrazie della miseria. Quando pur mi riesca di mettere assieme i cento luigi indispensabili per il viaggio, non avrò tuttavia un soldo per farmi un bagaglio qualunque. Ma no, io non avrò né cento luigi né uno, perché solo dopo regolati i debiti potrò conoscere lo stato della mia fortuna. Se non m'avanzerà nulla, m'imbarcherò come semplice marinaio a Nantes, cominciando allo stesso modo di tanti giovani pieni di energia, che partirono poveri e tornarono ricchi dalle Indie. Da stamani guardo freddamente in faccia all'avvenire, e mi accorgo che è piú orribile per me che per qualunque altro, per me carezzato da una madre che mi adorava, prediletto dal piú buono dei padri, per me che al primo apparire nel mondo, ho trovato l'amore di una donna quale sei tu!


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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