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      Se si rifiutassero, cerca ogni mezzo per evitare che si dubiti della mia lealtà. L'isolano mi ha vinto al giuoco sei luigi, e non dimenticare di...".
      - Caro cugino! - esclamò la giovanetta, smettendo di leggere e tornando pian piano in camera sua con una delle candele accese.
      Con viva e piacevole emozione ella tirò il cassetto di un antico mobile di quercia, opera stupenda dell'epoca del Rinascimento, su cui appariva scolpita e mezzo logora la famosa salamandra reale, e ne trasse un'ampia borsa di velluto rosso a ghiande d'oro, con guarnizioni di vecchia canutiglia, ereditata dalla nonna. La pesò con orgoglio e si diede a fare il conto del suo piccolo peculio. Mise da parte innanzi tutto venti portoghesi ancor nuovi, battuti sotto il regno di Giovanni V nel 1725, del valore reale, secondo il padre, di centosessantotto franchi e sessantaquattro centesimi ciascuno, ma quotabili commercialmente a centottanta franchi per la rarità e bellezza delle monete, che rifulgevano come soli. Idem, cinque genovine o pezzi da cento lire dello Stato di Genova, provenienti dal vecchio signor La Bertellière, moneta rara anch'essa del valore di ottantasette franchi al cambio, ma pagata dagli amatori fino a cento. Idem, tre quadruple d'oro spagnuole del tempo di Filippo V, 1729, avute dalla signora Gentillet, che nel darle pronunziava sempre: "Questo bel canarino, questo piccolo occhio giallo, vale novanta franchi; serbatelo, piccina; e sarà il fiore del vostro tesoro". Idem, cento ducati di Olanda del 1756; quelli che il padre maggiormente apprezzava, perché l'oro aveva il titolo di oltre ventitre carati ed il valore era di quasi tredici lire.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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