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      Ben presto egli scorse in Eugenia la personificazione della Margherita di Goethe, tranne il fallo, e a poco a poco le sue parole e i suoi sguardi ammaliarono la povera fanciulla, che si abbandonò fiduciosa e lieta all'onda dell'amore. Ella s'attaccava alla felicità improvvisa come il nuotatore afferra un ramo di salice per uscir dal fiume e posare sulla riva. Non di rado il pensiero del prossimo distacco piombava triste nella gioia delle ore fugaci, ogni piccolo incidente lo ricordava. Cosí, tre giorni prima della partenza, il giovane andò con lo zio al tribunale per sottoscrivere la rinunzia alla eredità paterna, e passò da mastro Cruchot per far redigere una procura a des Grassins ed un'altra all'amico incaricato della vendita dei mobili; poi si occupò del passaporto per l'estero e, quando infine ebbe da Parigi semplici abiti da lutto, vendette a un sarto di Saumur quanto di inutile aveva nel guardaroba; il che fu specialmente approvato da papà Grandet.
      - Bene, cosí deve comportarsi un uomo che passa il mare in cerca di fortuna - gli disse non appena lo vide vestito di un abito di panno nero comune - benissimo!
      - Non dubitate, signore, - rispose Carlo - ho il coraggio della situazione.
      - Cos'è mai questo? - chiese il vecchio con lo sguardo acceso alla vista di un pugno d'oro che il nipote gli tendeva.
      - Sono i miei bottoni e gli anelli e tutte le bazzecole di qualche valore che ancora mi rimangono; ma, non conoscendo nessuno a Saumur, volevo pregarvi di...
      - Comprarveli?
      - No, zio, d'indicarmi una persona onesta che.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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