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      In breve ella comparve dopo essersi fatta animo.
      - Figliuola - cominciò Grandet - mi dirai ora che n'è del tuo tesoro.
      - Babbo, se dei vostri regali non devo essere la padrona assoluta, riprendeteli - rispose lei con freddezza togliendo di sopra il caminetto il napoleone e presentandoglielo.
      Il vecchio afferrò subito la moneta e la fece sparire nella tasca.
      - Sta pur sicura che non ti darò piú nulla, neanche uno spillo! ... Voi dunque disprezzate il padre e non avete confidenza in lui?... ma non sapete che cos'è un padre?... Se per voi non è tutto, è come fosse niente. Dov'è l'oro?
      - Babbo, io vi amo e vi rispetto, malgrado l'ira vostra; ma vi faccio osservare umilmente che ho ventidue anni e sono maggiorenne, come voi stesso piú volte mi avete detto: quindi ho fatto del mio denaro l'uso che meglio mi è parso, e v'assicuro che è ben collocato...
      - Dove?
      - È un segreto inviolabile. Non avete anche voi segreti?
      - Ma io sono il capo della famiglia e tratto gli affari...
      - Questo è anche affare mio.
      - Dev'esser certo un cattivo affare se vi manca il coraggio di parlarne a vostro padre, signorina Grandet.
      - No, è eccellente; ma non posso tuttavia confidarlo a mio padre.
      - Almeno, da quanto tempo avete dato via quell'oro? -
      La ragazza fece col capo un segno negativo.
      - L'avevate ancora il giorno della vostra festa, eh? -
      Gli rispose con lo stesso cenno.
      - Non s'è mai vista una simile testardaggine, né una simile rubería! - proruppe il vecchio con voce che si fece sempre piú sonora fino a rimbombare per la casa.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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