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      - Come! qui, in casa mia, sotto i miei occhi, si prende dell'oro, l'unico che vi fosse, e non mi si dice da chi? L'oro! una cosa carissima! anche le ragazze piú oneste possono commettere delle colpe e regalare non saprei... ma dar dell'oro!... Perché certo l'avete dato a qualcuno! -
      Eugenia restava impassibile.
      - Ma guardate che figlia! Sono o non sono vostro padre?... Se lo avete impiegato vi avranno dato una ricevuta...
      - Ero libera, sí o no, di fare ciò che mi pareva di quel denaro mio?
      - Ma tu sei una ragazza!
      - Maggiorenne.
      Sbalordito dalla logica della figliuola, Grandet divenne pallido, pestò i piedi in terra, masticò imprecazioni e, ricuperando alfine l'uso della parola, gridò:
      - Maledetta serpe di figlia! tu sai che ti voglio bene, cattiva erba, e ne abusi? Tu mi strozzi! Perdio, non c'è dubbio che il denaro è stato gettato ai piedi di quel cencioso dagli stivali di marrocchino. Per il falcetto di mio padre! ... se non ti posso diseredare, corpo di una botte! ti maledico, te, tuo cugino, e i tuoi figliuoli! Vedrai, vedrai che bel costrutto ne verrà fuori. Se fosse proprio Carlo... Ma no, è impossibile! Come? quel tristo damerino m'avrebbe svaligiato?... -
      E fissò la giovane che rimaneva fredda e muta.
      - Ecco; non fa un gesto, non muove ciglio! ... è piú Grandet di me stesso! ... Non l'avrai dato per nulla il tuo oro, almeno? Di', via... -
      Ella gli volse uno sguardo ironico; l'avaro si sentí offeso profondamente.
      - Eugenia, voi siete in casa mia, in casa di vostro padre, e, se intendete di restarvi, bisogna che obbediate ai suoi ordini, come la religione vi impone.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





Grandet Carlo Grandet