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      Allora faceva spingere il seggiolone a rotelle fin presso l'uscio dello studio, che la figliuola apriva, e rimaneva lí ad assistere finch'ella avesse collocato i sacchetti del denaro gli uni sugli altri e tirato il chiavistello; poi riprendeva tacito il solito posto, con la preziosa chiave in una tasca del panciotto, ove di quando in quando la toccava.
      Il notaio, suo vecchio amico, sapeva bene che, se Carlo Grandet non tornava, la ricca erede avrebbe sposato il nipote di lui, e però non lesinava cure e servigi. Veniva ogni giorno a prendere gli ordini dell'infermo, si recava per suo incarico a Froidfond, sulle terre, sui prati, sulle vigne, vendeva i raccolti, ne ritirava oro e argento che si univa in segreto a quello già accumulato. Alla fine giunsero i giorni estremi in cui la forte fibra del vignaiolo si trovò alle prese con la dissoluzione; volle rimaner seduto accanto al fuoco, innanzi alla porta dello studio. Invano si cercava di avvolgerlo nelle coperte; respingeva tutto dicendo alla domestica:
      - Chiudi, chiudi là, che non mi rubino. -
      Gli ultimi lampi di vita parevano concentrati negli occhi, ed appena poteva aprirli era un rapido volgerli angosciosi verso la stanza che chiudeva i suoi tesori, mentre con voce tremante d'un panico interno, ripeteva alla figliuola:
      - Vi sono? Vi sono?
      - Sí, babbo.
      - Bada all'oro! .. mettimi dell'oro davanti!... -
      Eugenia gli disponeva sul tavolino dei luigi, e per ore intere egli li fissava, simile a un bambino che cominci a distinguere i primi oggetti; un sorriso triste gli sfuggiva.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





Carlo Grandet Froidfond