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      Fu un istante che le svelò il suo destino; spiegar le ali, tendere al cielo e vivere nella preghiera fino al giorno della liberazione.
      - Aveva ragione la mamma, - esclamò piangendo, - soffrire e morire! -
      Lentamente, dal giardino rientrò in sala senza passare per il corridoio, com'era solita, perché i ricordi del cugino apparivano piú freschi e vivi in quell'antico stanzone grigio, ove sul caminetto erano sempre una sottocoppa e una zuccheriera di vecchio Sèvres, di cui ella si serviva ogni mattina a colazione con religiosa costanza. La domestica annunziò in quel punto il curato della parrocchia, ch'era parente dei Cruchot e tenero quindi per i loro interessi, e che, per incarico dell'abate, cercava da qualche tempo, sotto la veste puramente religiosa, di richiamare l'attenzione della signorina Grandet, sull'obbligo per lei di contrarre matrimonio. Vedendolo, Eugenia credette che venisse per i mille franchi ch'ella dava mensilmente per i poveri, e disse a Nannina di andarli a prendere; ma il sacerdote sorrise.
      - Oggi, signorina, vengo a parlarvi di una povera ragazza che desta l'interesse di tutta Saumur e che, non avendo carità per sé medesima, non vive cristianamente.
      - Dio mio, signor curato, giungete in un momento in cui mi è impossibile addirittura pensare al prossimo. La disgrazia mi colpisce, e non vedo altro rifugio fuori della Chiesa, il cui seno è grande abbastanza per contenere tutti i nostri affanni.
      - Benissimo, signorina; nel parlare di quella ragazza parleremo anche di voi.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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