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      Sfumato anche questo matrimonio, il vergine martire si sarebbe trovato, certo, innanzi al duro dilemma di ricorrere nuovamente ai sedativi di Undimilla, vergine se non martire, o di bere, come si dice, la propria minestra, se il venerando esculapio, provvido, non avesse posti gli occhi sovra la sposa ideale.
      - Ebbi in cura una donna, egli confidò a Macario, ricca in ugual misura di pregi fisici e di dote materiale. Il suo passato fu burrascoso e sconvolto dalle tentazioni. Ma, oggi, essa appare tanto più degna di stima, in quanto, avendo soggiaciuto al peccato, lo rinnega e si pente.
      - Non dovrò, dunque, turbare un'anima limpida d'innocenza?, esclamò il pio giovane.
      - Oh, no davvero!, rispose il savio medico.
      - Ma non pensi che metterai al mondo altri peccatori?, insinuò Undimilla vergine e malignetta.
      - I miei figli non peccheranno, ribatté Macario, poiché saranno avviati al bene da morigerati pedagoghi e protetti dalla vigilanza di una servitù numerosa.
      - E non ti procurerà rimorso l'origine del denaro, apportato dalla tua consorte per sostener la famiglia e allietare i tuoi ozi?, insistè Undimilla.
      - Il denaro, sentenziò solenne Macario, è impuro soltanto se maneggiato da dita impure.
     
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      Nulla è più dolce all'anima della contemplazione di un oggetto amato e non ancor posseduto. Il desiderio insoddisfatto stimola la fantasia e circonda di maggior fascino il momento, sempre meno lontano, in cui ogni brama sarà appagata e i veli dell'immaginazione, squarciandosi, lascieranno a nudo la realtà. Con questa trepida beatitudine il bottegaio contempla una pingue borsa di avventore inesperto, e la ragazza di allegra vita osserva una gemma esposta nella vetrina dell'orafo: e Macario ammira la prosperosa fidanzata, offertagli da una sorte benigna.


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Il beato Macario
Romanzo mattacchione
di Pierangelo Baratono
pagine 59

   





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