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      Rare nubi, subito spazzate via dal vento della fiducia, turbavano i preparativi di nozze. E potevan, poi, chiamarsi col nome di nubi i futili episodii, cui una pronta spiegazione donava, anzi, luminosità solari, aggiungendo nuovi vezzi ai vezzi già numerosi della promessa sposa? E non occorreva, piuttosto, volger ringraziamenti al cielo, poiché tali circostanze permettavano a una bocca femminea di proferir nobili ed austere sentenze, degne dei savii antichi, e virili propositi?
      Sorpresa mentre baciava un signore serio ed anziano, la donna obiettò a Macario:
      - Perché ti crucci, invece di rallietarti? Non comprendi ch'io porgevo un addio al passato? E chi incarnerebbe il passato meglio di questo rispettabil vegliardo?
      Trovata fra le braccia di un amico del fidanzato, la donna rimbeccò Macario:
      - Tributarmi lode dovresti, e non biasimarmi, poiché mi affidavo con cuore aperto all'ora presente. E chi incarnerebbe l'ora presente meglio di questo tuo devoto, il quale è, al postutto, un altro te stesso?
      Osservata mentre correva ilare incontro ad un giovin uomo, così ruppe ogni querimonia sulle labbra di Macario:
      - La tua meraviglia dovrebbe convertirsi in plauso, poich'io correvo fiduciosa incontro all'avvenire. E chi incarnerebbe l'avvenire meglio di una persona che, con la sua giovinezza, rappresenti e prometta la felicità?
      Le nubi, dunque, dileguavano: e il sorriso rifioriva subito sul volto del fortunato Macario. In una sola circostanza, parve che una tempesta, occupando rapida gli orizzonti, stesse per scoppiare ad infrangere il nodo dell'imeneo e a fulminare il sogno di gioia.


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Il beato Macario
Romanzo mattacchione
di Pierangelo Baratono
pagine 59

   





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